Tempo d'uso: reversibile
Kunsthaus
2003, Graz, A
Progetti contemporanei
Committente: Kunsthaus Graz AG
Progettisti: Space lab – P. Cook,  C. Fournier, N. Jonkhans, M. Cruz, M. Osterhage
Consulenti al progetto: K. Bollinger, M. Grohmann
Prodotto: Vetroresina
Produttore: -
Confezionatore: -
Installatore: -
Funzione dell’edificio: Esposizione di arte contemporanea
Superficie coperta: 1800 mq. di zona espositiva
Forma della struttura: Libera
Zona climatica: Temperata continentale
Funzione
della membrana:
Rivestimento esterno

 
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Nata dal progetto di Peter Cook e Colin Fouriner, la nuova Kunsthaus si presenta come un’insolita composizione formata da un edificio in ghisa e vetro e da un volume dalla forma irregolare lucido e bluastro in netto contrasto con le storiche preesistenze del centro di Graz.

La Kunsthaus di Graz è un “Centro per la cultura dell’esposizione”. Non organizza delle esposizioni permanenti, non colleziona opere, ma costituisce un nuovo veicolo di diffusione delle produzioni artistiche contemporanee.

La struttura si presenta come  un corpo amorfo che fluttua su un piano terra completamente vetrato. Questo corpo si mostra come un elemento autonomo, la cui superficie è stata concepita con pannelli di vetroresina avvolgenti una struttura metallica.

Questa pelle trasparente è stata progettata come una serie di livelli distinti, con specifiche richieste funzionali.

Elementi tubolari in acciaio, disposti secondo uno schema triangolare, per garantire la necessaria rigidezza dell’insieme, costituiscono la parte strutturale.

La superficie esterna della Kunsthaus è formata da circa 1300 panelli di vetroresina termoformati di diverse forme e dimensioni. Questi pannelli sono ancorati tra loro mediante agganci meccanici, non vi sono giunzioni, ma lo spazio tra i pannelli è aperto in modo da consentire l’eventuale dilatazione termica e la fuoriuscita dell’aria.

La tessitura del rivestimento esterno è interrotta da protuberanze cilindriche, anch’esse in vetroresina e termoformate, orientate a nord; “ per catturare la luce abbiamo inciso la pelle, l’abbiamo tirata verso l’esterno e aperta permettendo alla luce solare di entrare da nord” (C. Fournier).

Tra il rivestimento esterno e lo strato più interno troviamo un intercapedine nella quale vengono collocati l’impianto di illuminazione BIX, e il sistema di rilevazione degli incendi con relativo impianto di spegnimento mediante getti di acqua.

BIX è un’installazione mediatico-luminosa, realizzata dal gruppo berlinese relaities:united,che trasforma la superficie di resina acrilica dell’esterno in uno schermo automatico a bassa risoluzione capace di proiettare semplici sequenze di immagini o flussi di testo.

Al di sotto di questa intercapedine viene posizionato il pacchetto di isolamento termico composto, partendodall’esterno, da una sottile guaina impermeabilizzante che consente il deflusso dell’acqua piovana e protegge al contempo l’interno dell’edificio. Attaccato a questa lastra troviamo 2 strati di isolante termico. L’intero pacchetto di chiusura rimane al di spora della parte strutturale costituita dagli elementi tubolari di acciaio.

Il livello interno di finitura è infine costituito da una pelle di tessuto.

Gli impianti tecnici, come l’illuminazione interna e il sistema di condizionamento vengono installati negli spazi tra gli elementi di sostegno.

Al tramonto, dietro l'involucro traslucido di metacrilato (PMMA) color petrolio, appaiono 930 luci circolari fluorescenti  da 40 Watt ciascuno, che fanno mutare il colore di questa “pelle” in un megaschermo.

CREDITS
Testi a cura di Carol Monticelli, Lucia Ticozzi
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Peter Cook, Colin Fouriner, (2004), A friendly alien, Kunsthaus Graz
Andreas Gabriel, (2002), “Why plastic?” , Detail n.12, pp.1544-1548
www.kunsthausgraz.at
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Peter Cook, Colin Fouriner, (2004), A friendly alien, Kunsthaus Graz
Andreas Gabriel, (2002), “Why plastic?” , Detail n.12, pp.1544-1548
www.kunsthausgraz.steiermark.at