Nautica
Il Dhow
300 a.C.
Percorsi evolutivi
Epoca III secolo a.C.
Utilizzo mercantile
Luogo Medio Oriente
Caratteristiche Scafo in legno, Vela latina
Materiali Vela in cotone grezzo
Zarook, smbuk, bagnala, boom, ganja.
Tipologia
Progettista testo
APPROFONDIMENTO
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Il nome dhow, mutuato dagli inglesi, indica genericamente qualsiasi imbarcazione a vela di origine araba che incroci dal Golfo Persico all’oceano Indiano, dalle coste africane fino a quelle dell’india. La sua stazza abitualmente calcolata in ceste di datteri trasportabili ci può dare l’idea di un uso prevalentemente mercantile.

Non facile la classificazione dei diversi modelli anche perché i loro nomi in arabo o in swahili sono stati tradottti nei più diversi modi tra cui: zarook, sambuk, bagnala, boom, ganja.

David Hoewart, storico navale ufficiale della Royal Navy durante la seconda guerra mondiale, asserisce che queste imbarcazioni sarebbero le stesse usate dai Sumeri nel terzo millennio avanti Cristo e che l’arca di Noè, con grande probabilità, altro non fosse che un Dhow.

Ancora oggi, in molti cantieri navali, le assi del fasciame sono fissate all’ossatura con chiodi di durissimo legno africano permettendo una buona elasticità a tutta la struttura. Le ragioni di questa scelta, oltre a cause economiche, sembrano essere anche storiche religiose: infatti sembra che le barche assemblate con chiosi di metallo fossero destinate a naufragare schiantandosi contro una misteriosa montagna calamitata apparentemente situata tra lo Yemen e l’Oman.

Quando il vento rinforza, per terzare (ovvero ridurre la vela), si usano delle sottili e robustissime foglie di palma come stoppi. Le stesse vengono impiagate come garrocci per serrare la vela di notte, alla fonda.

La più classica e diffusa di queste barche era certamente il boom, facilmente riconoscibile ancora oggi dal dritto di prora molto prolungato a costituire quasi un bompresso lateralmente appiattito. Il suo corto albero di maestra ha una base collocata molto vero prua ed è inclinato in avanti, mentre l’albero di mezzana è più indicato verso poppa. Anche se la sua vela latina gli consentirebbe di risalire discretamente al vento, il boom in realtà è costretto ad andature portanti a motivo del suo scafo tozzo e pesante, privo di deriva o di altri accorgimenti atti a controllare lo scarroccio ( scivolamento trasversale della barca, dovuto alla componente laterale della spinta del vento).

Le vele di cotone grezzo sono pesantissime e la fatica per issarle spiega la necessità di equipaggi apparentemente troppo numerosi rispetto alle dimensioni dell’imbarcazione. Tutte le manovre sono il più possibile elementari. La vela viene messa a segno alla partenza e difficilmente si interviene su di essa, sia perché ogni manovra costa sforzi considerevoli, sia perché navigando con i monsoni in favore l’incidenza del vento resta invariata. Nelle migliori condizioni di mare si raggiunge una ragguardevole velocità di sette nodi e mezzo.

CREDITS
Testi a cura di : Cristina Mazzola
FONTI BIBLIOGRAFICHE
http://www.pietrocristini.com/dhow
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI

Foto 1-7: di Piergiorgio Sclarantis, tratto da: http://www.pietrocristini.com/