Epoca | XX secolo d.C. |
Utilizzo: | Civile |
Luogo: | Costanza, Germania |
Caratteristiche: | - |
Materiali: | Tessuto |
Tipologia: | Pilone unico centrale |
Progettista: | - |
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La ditta Stromeyer, ai primi del ‘900, propose nel suo catalogo diverse tipologie di chapiteau. La più semplice, era una grande tenda circolare definita parapluie o tipologia ad ombrello (Fig.1).
La struttura estremamente elementare, di derivazione militare, faceva del chapiteau parapluie una delle costruzioni più idonee alla vita circense dal punto di vista tecnologico, della facilità e velocità di montaggio.
Un unico pilone in legno posizionato al centro della pista fungeva da supporto alla tela, coadiuvato da una corona esterna di pali minori disposti obliquamente per resistere alle spinte dovute al peso del tessuto. Un secondo giro di pali, infine, definiva il perimetro del circo. La struttura era fissata al suolo e resa stabile da una serie di tiranti posizionati in corrispondenza ad ogni palo perimetrale.
La tela copriva l’intera costruzione, sostituendosi anche ai pannelli di legno per la chiusura delle pareti verticali.
Le numerose parti che componevano il tessuto di copertura erano unite a terra per poi essere issate all’altezza desiderata con l’uso di un paranco posizionato sulla cima del puntone centrale.
A causa della scarsità di notizie più specifiche, non ci è dato sapere la natura del filato con cui si era confezionata la tela, in quegli anni però la scelta variava tra lino, canapa o cotone, tessuti impermeabilizzati e, a volte, con trattamenti ignifughi. Un unico grande svantaggio: il pilone centrale mal si conciliava con la visibilità degli spettatori e soprattutto era di intralcio alle esibizioni.
Testi a cura di Pamela Foresti
Dupavillon C., Architecture du cirque: des origines a nos jour, Editions du Moniteur, Paris, 1982 | |
Zanelli A., Trasportabile, trasformabile. Idee per architetture in movimento, CLUP, Milano, 2003. | |
Fig.1-3: Dupavillon, 1982 | |
B | |
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