I precursori delle scocche in architettura: Sergio Musmeci /1
1926 – 1981 d. C.
Scoperte invenzioni innovazioni

Sergio Musmeci ingegnere civile e aeronautico, è stato professore presso la Facoltà di Architettura a Roma in Ponti e Grandi Strutture. La sua straordinarietà come strutturista, proviene, oltre che dagli studi in ingegneria civile e aeronautica, dalla splendida esperienza fatta presso lo studio di Pier Luigi Nervi.

Attraverso la sua attività professionale ed universitaria, cercò sempre di trasformare la "scienza" (forme determinate dalla distribuzione delle azioni statiche) in espressione della contemporaneità. Il suo grande amico Manfredi Nicoletti sintetizzò l’intera opera di Musmeci con poche parole, “la ricerca della forma”, la cui definizione non è innescata da un atto intuitivo, ma da un processo di ricerca della necessaria configurazione della materia nello spazio, atta a risolvere un determinato compito strutturale impiegando il minimo delle risorse.

Musmeci progetta con un approccio differente dalla prassi consolidata nella progettazione delle strutture, che concepisce il progetto come scelta di una forma a priori, di cui poi si controlla la fattibilità dal punto di vista della scienza delle costruzioni; questo approccio viene considerato dallo stesso Musmeci illogico, in quanto la scienza deve servire all’invenzione e non alla verifica, deve portare alla scoperta della geometria ottimale, attenendosi alle tensioni limite, senza l’impiego di materie ridondanti e superflue. La metodologia sviluppata da Musmeci si basa sul concetto di “minimo strutturale”: “…esiste una e una sola quantità minima di una materia con cui una determinata struttura può essere realizzata, una volta definito il sistema delle forze esterne”, afferma Musmeci, “…da ciò discende la scoperta della forma ottimale, quella cioè che, rispetto a tutte le altre possibili forme spaziali soddisfa meglio la condizione di minimo, richiede cioè l’ingombro più limitato, e l’impiego più basso di risorse materiali”; “è la forma che con il minimo impiego di una certa materia occupa il minor volume nello spazio.”

Musmeci riconosceva in molte opere dei suoi maestri Nervi e Morandi dei grandi capolavori, ma ciò nonostante le considerava ancora derivanti dalla tradizione ottocentesca, sia nella loro concezione sia nel risultato spaziale, soprattutto perché il dato scientifico veniva introdotto a posteriori nel loro processo progettuale e non come fondamento iniziale. Musmeci aveva invece l’ambizione di costruire strutture in cui ogni frammento possedesse una sua forma specifica, la sua necessaria e minimale tensione interna e, quindi, un suo specifico andamento direzionale nello spazio.

Sergio Musmeci, docente e titolare del corso “ponti e grandi strutture”, come già anticipato, diceva ai suoi studenti: “ ad un giovane architetto raccomanderei di analizzare a fondo le possibilità tecnico-architettoniche di qualunque forma, di tutte le forme che egli possa immaginare, per poter fare poi in questo campo una scelta e operare con un linguaggio veramente moderno. Naturalmente, alla base di tutto questo, è necessario uno studio della scienza delle costruzioni completo e approfondito che, però, sia orientato in modo cibernetico, cioè in modo tale da aiutare la creazione di forme nuove.”

« 1 - 2 - 3 »

CREDITS
Testi a cura di: Carol Monticelli

Sergio Musmeci
Il ponte sul Basento a Potenza: la forma è stata pensata per aumentare il rendimento del materiale e costituisce un fattore risolutivo di un sistema statico innovativo, che ha reso questa una delle opere più rappresentative della cultura architettonica del XX secolo.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI

Nicoletti M., Sergio Musmeci: Organicità di forme e forze nello spazio, Testo & Immagine, Torino, 1999.

 
FONTI BIBLIOGRAFICHE

Gruccione M. (a cura di), Sergio Musmeci : il ponte e la citta, Sergio Musmeci a Potenza (CDROM), Gangemi, Roma, 2003.

Nicoletti M., Sergio Musmeci: Organicità di forme e forze nello spazio, Testo & Immagine, Torino, 1999.