Tensostrutture
Copertura dello Stadio Olimpico di Monaco
Monaco, 1972 d.C.
Percorsi evolutivi
Epoca XX secolo d.C.
Funzione edificio: Stadio olimpico
Funz. membrana: Copertura
Dimensioni: Stadio:34.500 mq, Sport Hall:21.750 mq, Piscina:11.900 mq
Materiali: Rete di cavi con pannelli in perspex
Committente: Olympia-Baugesellschaft
Consulenti: Institute for Lightweight of Structures, Behnish&Partners
Progettista: Frei Otto
APPROFONDIMENTO
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PHOTO GALLERY

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Nel 1965 il nuovo governo tedesco decise di rilanciare l’immagine del paese, dopo il grigio periodo post-bellico, candidando Monaco come paese idoneo all’accoglienza dei XX Giochi Olimpici che si sarebbero tenuti nel 1972.


Fu presentato un concorso. Centinaia i progetti presentati, molti dei quali ispirati al German Pavillion di Montreal di Frei Otto. Vinse il primo premio lo studio Behnisch & Partners, a cui il padiglione tedesco non rimase indifferente. Sebbene il progetto abbia vinto, i disegni destarono molte preoccupazioni da parte della giuria soprattutto per i problemi riguardanti l’effettiva realizzabilità. Si chiese consulenza a Frei Otto, ideatore del progetto ispiratore che però non partecipò al concorso, e diede loro un parere affermativo sulla fattibilità del progetto. Nacque una collaborazione tra gli studi di architettura tedeschi più importanti e, nel giugno del 1968, fu approvata la proposta di Frei Otto (Fig.1).


Più di 70 persone lavorarono alla realizzazione dei numerosi plastici e modelli in scala per il calcolo dei carichi e delle tensioni. Per la prima volta si utilizzarono le attrezzature di calcolo elettronico, con qualche riserva da parte di Frei Otto che ha definito questa nuova procedura “poco chiara e poco tangibile”( Fig.2-3-4). Per la realizzazione della copertura in rete di cavi sono stati usati 436 km di cavi a spessore variabile a seconda della posizione e dei carichi.La rete composta da doppi cavi definisce una trama non regolare delle maglie ed un meccanismo a morsetti, posizionati negli incroci, ne permette la rispettiva rotazione (Fig.5). Tali meccanismi erano già adattati e regolati dal produttore in fabbrica, la messa in opera risultava quindi veloce ed efficiente. L’idoneità dei cavi, così come quella dei morsetti, era sottoposta a test ed esperimenti sulle vibrazioni e sulla resistenza. La tecnologia usata nel disporre i cavi d’acciaio permise addirittura di ridurre di quattro volte il diametro dei cavi deflettori posizionati sulla cima dei pilastri, tanto che le nuove dimensioni risultarono fuori dagli standard delle produzioni industriali degli anni ’70. I cavi primari erano ancorati a terra per mezzo di enormi fondazioni circolari, poiché i più semplici ancoraggi a terra, oggi comunemente usati, non erano consentiti nelle regolamentazioni edilizie della Bavaria nel 1968.


Si utilizzarono per la copertura pannelli in perspex di circa 3 x 3 m tagliati secondo le deformazioni della maglia dei cavi e fissati alla rete sottostante da chiodi in corrispondenza delle intersezioni delle funi (Fig.6-7). Cuscinetti in neoprene sigillavano ed univano i singoli pannelli rendendoli impermeabili all’acqua. I lavori terminarono in tempo per l’inizio dei Giochi Olimpici il 1 Luglio del 1972.
La spettacolarità e genialità del progetto fu riconosciuta a livello internazionale (Fig.8-9-10). Nel 2002 i lettori di una rivista d’architettura, Häuser, decretarono la copertura dell’Olympiapark la più bella costruzione di tutta la Germania.

CREDITS
Testi a cura di Pamela Foresti
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Meissner I., Möller E., Grdanjiski M., a cura di, Frei Otto, complete works : lightweight construction, natural design, Basel [etc.] : Birkhäuser, c2005.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Fig.1-10: Meissner I., Möller E., Grdanjiski M., 2005