Epoca | XVI secolo |
Utilizzo | civile |
Luogo | Mongolia |
Caratteristiche | tenda conica |
Materiali | Pelle animale e feltri, struttura in legno |
Tipologia | |
Progettista | |
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Per poter seguire lo spostamento delle proprie greggi o mandrie il popolo nomade mongolo ha concepito una particolare abitazione a base cilindrica la cui origine è antichissima.
Le yurte, questo il nome con cui sono conosciute in occidente queste abitazioni, vengono sistemate di norma secondo le previsioni di pascolo in modo da non essere distanti più di una decina di chilometri dal luogo di pastura; quando la distanza tra mandria e tende è tale che per andare dall'accampamento alla mandria e tornare occorre quasi una giornata a cavallo i pastori provvedono a smontare le yurte ed avvicinarsi alla mandria.
La yurta, tipica abitazione non solo dei mongoli ma anche di tutte le altre popolazioni nomadi delle steppe come kazakhi e khirghisi, è una tenda rotonda, del diametro di sei o otto metri, ricoperta di feltro, che ha la caratteristica di essere facilmente smontabile e trasportabile. E' merito della forma cilindrica della sua armatura in legno, elastica e facilmente comprimibile, se la yurta è in grado di resistere alle tempeste più violente.
Il nome yurta è di antica origine turca, lingua comune al mongolo originata dallo stesso ceppo linguistico uralo-altaico, ed in mongolo ha assunto il significato di territorio sul quale un'entità sociale aveva abitudine di condurre vita nomade. Sono stati i russi che hanno abbandonato il significato originario e hanno utilizzato la parola yurta per indicare la tenda dei nomadi. Ancor oggi sopravvive nella lingua turca la parola Yurt con il significato di patria, accampamento o più comunemente domicilio. Il nome mongolo con cui viene indicata la tenda è invece Ger.
La yurta può presentare delle piccole varianti, a seconda delle popolazioni che la usano. Sono tuttora usate da quasi tutti i po-poli dell'Asia centrale, dall'India all'Iran al Turkestan ma quella mongola si può considerare come la forma tipo, quella che più si avvicina al modello originale.
La struttura principale in legno è composta da un muro circola-re, formato da stecche di salice incrociate ed articolate, alto circa un metro e mezzo, in grado di piegarsi senza difficoltà. Perché sia più maneggevole questo muro di stecche è diviso in settori, che si incastrano con precisione adattandosi facilmente gli uni con gli altri. Al muro viene fatto fare un arco di quasi 360° lasciando libero solamente lo spazio della porta che è composta da un telaio in legno, con soglia e stipiti, di forma quadrata.
La porta è rigorosamente disposta verso sud, comunemente si dice per motivi geomantici o religiosi, ma indubbiamente per avere una migliore protezione dai fortissimi venti siberiani provenienti da nord. Questa struttura composta dal muro e dalla porta viene inoltre sorretta e contenuta da una corda che oltre ad irrobustire la struttura evita che sotto il peso del tetto il muro si pieghi verso l'esterno.
Il tetto di forma conica è formato da dei pali di abete del dia-metro di pochi centimetri disposti a raggiera, che partendo dal muro, collegandosi esattamente in una delle articolazioni del mu-ro stesso, convergono verso una corona centrale, o anello di com-pressione, in legno, la cui apertura funziona da sorgente di luce e da camino.
Il rivestimento esterno è di feltro, un panno di lana non tessuto che è impermeabile ed isola ottimamente dal freddo. Alcune corde fanno si che i pannelli rimangano ancorati alla struttura anche se sottoposti alle forti sferzate del vento, allo stesso modo la corona centrale risulta ancorata al terreno con una corda. All'interno il muro di stecche di salice viene rivestito con tessuti o tappeti.
Nella maggioranza dei casi anche il pavimento è di feltro e d'inverno tra due strati di feltro viene sistemato un materasso di erbe secche al fine di avere un maggior isolamento termico. Sono molti però i nomadi che continuano a usare la nuda terra come pavimento. All'interno della yurta tutto è disposto in modo da trarre il massimo vantaggio da uno spazio molto ristretto, e l'organizzazione e la disposizione degli oggetti rispecchia secoli di organizzazione familiare.
Forse non più ai giorni nostri ma fino a pochi decenni or sono l'interno della yurta era rigidamente suddiviso tra lato femminile, il lato est, e lato maschile, il lato ovest, divisi idealmente da una linea che le donne non potevano oltrepassare.
Era costume delle popolazioni mongole, durante le campagne militari, di trasportare direttamente le tende su carri trainati da yak, evitando così nei lunghi trasferimenti di dover continuamente montare e smontare la tenda. Il compito di condurre i carri con le yurte era esclusivamente assegnato alle donne, che avevano anche il compito di tenere sotto controllo gli armenti e tutta la gestione economica della famiglia.
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Zanelli A., Trasportabile, trasformabile. Idee per architetture in movimento, CLUP, Milano, 2003. |
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Fig.1tratta da: http://www.ferghana.ru |
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Fig.2 tratte da: http://www.skitalets.ru |
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Fig.3-4 tratte da: Zanelli A., 2003 |
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Fig.5-10 tratte da: http://en.wikipedia.org/wiki/Yurt |
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