Lavorazioni
Processo di dismissione: smaltimento
FASE 5. INSTALLAZIONE, MANUTENZIONE E DISMISSIONE
TIPO DI PROCESSO PRODOTTO IN USCITA
Smaltimento in discarica Rifiuti stoccati, emissioni in atmosfera, percolato
Incenerimento Energia, emissioni in atmosfera, scorie di processo
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DEFINIZIONE DEL PROCESSO

La fase di dismissione può prevedere sia lo smaltimento in discarica o l’incenerimento del materiale che processi di riuso e riciclo. Alla luce degli orientamenti comunitari e nazionali in materia di gestione dei rifiuti, compreso quelli derivanti da attività di demolizione e costruzione, i criteri di priorità sono prevenzione e riduzione della produzione e nocività dei rifiuti, riuso e riciclo e, solo per la porzione restante,  smaltimento in discarica. Questi criteri devono tradursi in innovazione di processo: di progetto (in vista dell’intero ciclo di vita del prodotto edilizio), di demolizione (come stadio iniziale del processo di recupero), di raccolta differenziata (per valorizzare il prodotto in uscita)..

Smaltimento

Viene definito smaltimento ogni operazione finalizzata a sottrarre definitivamente una sostanza, un materiale o un oggetto dal circuito economico e/o di raccolta.

Tradizionalmente lo smaltimento in discarica era la strada principale per la dismissione dei rifiuti.

L’introduzione del D.Lgs n° 22 del 1997, che segue le linee comunitarie in materia, cambia regime alla disciplina dei rifiuti ispirandola a criteri generali di protezione dell'ambiente e di responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti nel ciclo di vita dei prodotti. Nella logica del decreto, lo smaltimento in discarica  diventa una fase residuale della gestione dei rifiuti (finisce in discarica solo ciò che non è più recuperabile). Lo stesso decreto individua i rifiuti prodotto dalle attività edilizie quali “rifiuti da costruzione e demolizione” (rifiuti C&D), classificati tra i “rifiuti speciali” dall’art. 184 del D.lgs n° 152 del 2006 .

“Lo smaltimento dei rifiuti è effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti …

…I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile ridotti sia in massa che in volume, potenziando la prevenzione e le attività di riutilizzo, di riciclaggio e di recupero.” (D. Lgs n°152 del 2006).

Per quanto riguarda la minimizzazione di massa e volume dei rifiuti da C&D, è evidente come la scelta di utilizzo di strutture tensili (leggere, disassemblabili, riutilizzabili) risponda, già in fase di progetto, a criteri di prevenzione in riferimento alla produzione dei rifiuti stessi.

La stessa scelta facilita fortemente procedure di demolizione selettiva e di riuso e riciclo di una parte del prodotto.

Per la parte residua varranno i processi di smaltimento finale.

Lo smaltimento può avvenire sia in discarica che tramite incenerimento.

Per quanto riguarda la componente plastica presente nelle membrane, l’incenerimento è una soluzione semplice ma apre notevoli problematiche associate alle emissioni nocive in atmosfera. L’incenerimento in impianti a recupero energetico (termovalorizzatori) è sicuramente più indicato poiché permette di  sfruttare il più possibile l’elevato contenuto energetico dei materiali plastici.

Anche per quanto riguarda lo smaltimento in discarica, il deteriorarsi dei materiali può determinare il rilascio nel sito di sostanze inquinanti.

Membrane in poliestere/PVC

La componente in poliestere, smaltita in discarica rimane praticamente inerte non rilasciando quindi sostanze inquinanti.  

Per incenerimento, il poliestere comporta le stesse procedure impiegate per i materiali di cellulosa più comuni come legno e carta. Durante questo processo, vengono prodotti gas, per lo più anidride carbonica e acqua, che rimangono in piccole quantità nella cenere. Per quanto riguarda la componente in  PVC, lo smaltimento in discarica, come per il poliestere, non presenta specifici impatti data la notevole stabilità del materiale.

In caso di incenerimento, invece, apre problematiche ambientali essenzialmente connesse alla formazione di diossine dovuta al contenuto in cloro del materiale. L’entità del fenomeno e la quantità di emissioni sono comunque strettamente legate alle caratteristiche dell’impianto di incenerimento: temperature elevate di combustione (sui 950°) ed una sezione di post-combustione efficace nel trattamento dei fumi, minimizzano l’emissioni inquinanti.

ePTFE/PTFE

Composto escusivamente di fluoropolimeri, questo materiale ha un’elevata durabilità e resistenza chimica. E’ completamente inerte e non degrada biologicamente, di conseguenza non contribuisce al rilascio di sostanze pericolose.

In un impianto di incenerimento il materiale produce in primo luogo anidride carbonica, acqua e HF. I lavatori di gas di un impianto capace di trattare materiali alogeni possono catturare L’HF riducendone le emissioni ad un livello molto basso.

CREDITS
Testi a cura di: Francesca Plantamura
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Dossier “Produzione, utilizzo e recupero del PVC: sicurezza e impatto ambientale”, Centro di informazione sul PVC, 2000, http://www.pvcforum.it
Gruppo Hera, “Bilancio di sostenibilità”, http://gruppohera.it
B. Forster, M. Mollaert, Tensinet, “Progettare con le membrane”, Edizione italiana a cura di A. Zanelli,  Maggioli Editore, 2007, Milano
GORE™ TENARA® Architectural Fabric Environmental Impact”, http://www.gore.com
 
 

FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Fig. 1: tratta dal sito del Gruppo Falck - Actelios,  http://www.termotrezzo.it
Fig. 1: tratta dal sito dell’ American Fiber Manufacturers Association