Natante assiro
4000 a.C.
Percorsi evolutivi
Epoca  IX-VII secolo a.C.
Utilizzo Militare e successivamente commerciale
Luogo Oriente. Egitto e Mesopotamia
Caratteristiche Dispositivo pneumatico
Materiali Naturali. Pelli e otri gonfiati
Tipologia
Progettista
 
APPROFONDIMENTO
.
PHOTO GALLERY

Per la visualizzazione dei contenuti è necessario il plug in Flash Player

Adobe Flash Player

» http://www.adobe.com/it/

I natanti sono stati i più antichi mezzi di galleggiamento per l’attraversamento dei fiumi. Questi mezzi, essendo di natura deperibile, sono andati perduti; in compenso però si trovano diverse analogie in popoli i epoca posteriore, ad uno stadio tecnologico relativamente primitivo e numerosi dati sui primi natanti rappresentati da disegni, intagli e modelli di artisti egizi, greci, assiri e minoici.

La realizzazione di questi dispositivi varia notevolmente da regione in regione poiché la scelta del materiale da costruzione dipende dalla disponibilità di risorse presenti sul territorio. In Egitto visto la presenza abbondante di papiro, i primi galleggianti vengono costruiti da fascetti di tali piantagioni, in Mesopotamia, nell’Assiria e nel Mediterraneo orientale visto la scarsità di vegetazione, il materiale usato per la loro realizzazione è la pelle animale. La raffigurazione più antica di questo tipo di natante (fig.1) è un bassorilievo ritrovato nel palazzo di Assur – nasir – pal (sec.9° a.C) a Nimrud, dove sono ritratti alcuni militari di un esercito sconfitto che utilizzano otri gonfiati per l’attraversamento di un fiume. L’otre gonfiato rappresenta il primo dispositivo pneumatico della storia dell’uomo.

Lo sviluppo dell’uso di tale dispositivo può essere riassunto in quattro fasi principali.

Nella prima fase l’imbarcazione è rappresentata esclusivamente da un singolo natante usato come salvagente galleggiante a cui aggrapparsi.

Nella seconda fase si osserva la riunione di un certo numero di galleggianti per migliorare la stabilità e aumentare la capacità di carico.

Nella terza fase il natante comincia ad essere adattato e sagomanto ad hoc per migliorare la sua manovrabilità.

Nella quarta fase si assiste alla comparsa di una barca vera e propria la cui concavità aumenta la galleggiabilità e assicura una migliore protezione per i passeggeri.

L’unione di più galleggianti in pelle, fissati ad una struttura di legno da luogo ad una zattera nota in Mesopotamia con il nome di Keleks, capace di trasportare pesanti carichi. Una delle prime raffigurazioni di esse proviene da Ninive. Simili zattere sono usate anche in tempi recenti per viaggi lungo il fiume. Una volta a destinazione la barca viene smontata, il legname venduto e le pelli caricate sul dorso di animali da soma per il successivo spostamento via terra. Sembra che gli stessi animali potessero essere trasportati a valle sulle zattere.

Strettamente collegata al galleggiante in pelle è un’altra tipologia di barca realizzata in cuoio flessibile utilizzato come rivestimento di una struttura rigida in legno.

Questa tipologia di natante sopravvive ancora nei Kavak e Umiak eschimesi e nei Corales del Galles.

Gli antropologi concordano sul fatto che il corale sarebbe comparso per la prima volta in Asia, probabilmente sul Tigri e sull’Eufrate dove tali barche erano in uso comune. Esse erano adibite per i trasporti generici nei regni di Ashur-nasir-pal e Ashur-bani-pal dal IX al VII secolo a.C. Queste barche hanno una certa somiglianza con le moderne quffa ancora oggi in funzione sul Tigri.

Due doghe robuste vengono incrociate ad angolo retto e ripiegate in modo da formare un’ossatura per i fianchi inclinati. I quadranti così formati sono colmati con travi radiali ripiegate sullo stesso contorno e fissate in sede mediante funi. Un robusto anello di bastoni legati assieme forma il capo di banda, mentre la pelle dell’antica progenitrice della quffa è stata sostituita da uno spesso strato di bitume. I remi rimpiazzati da pagaie. Le normali quffa da carico sono di forma circolare e hanno un diametro di 3,90m e profondità 2,25m. Tali barche sarebbero state di facile costruzione, molto stabili e capaci di portare grossi carichi.

.
CREDITS
Testi a cura di: Cristina Mazzola
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Fuzio G., Costruzioni pneumatiche, Dedalo libri, Bari, 1968
Singer C., Holmyard E.J., Hall R., Williams T., Storia della Tecnologia, vol. I, Paolo Boringhieri, Tornino.
http://www.richard-seaman.com/
http://forces.si.edu/arctic/
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI

Fig.1: tratta da Fuzio G., 1968

Fig.2-3: tratte da http://www.richard-seaman.com/

Fig.4-5: tratte da http://www.image.adhamiyah.com/