Esche Gonfiabili
Inghilterra, Francia - 1939-'45 d.C.
Percorsi evolutivi
Epoca 1920_1940
Luogo: Inghilterra, Francia
Caratteristiche: -
Materiali gomma, tessuto plastificato.
Utilizzo: militare
Tipologia: esche gonfiabili
Progettista: "Alleati"
APPROFONDIMENTO
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Prima della seconda guerra mondiale, la tecnologia gonfiabile si limitava agli aerostati, le caratteristiche di leggerezza, durabilità e portabilità di questi ultimi si dimostrarono utili nelle operazioni militari terrestri. La seconda guerra mondiale, fu una guerra “mobile” che richiedeva parecchi spostamenti e queste caratteristiche ben si sposavano con tali necessità.

Gli equipaggiamenti furono quindi riprogettati per essere piegati, arrotolati, gonfiati e sgonfiati.

I militari compresero le potenzialità degli aeromobili per le ricognizioni ed il lancio di bombe. Le aeronavi a gas, dette dirigibili, come quelli della Zeppelin, con il loro timoni e propulsori possedevano un senso di navigazione che i precedenti palloni non avevano. Queste innovazioni che introdussero in una nuova era di aeromobili, fornirono la possibilità di bombardare direttamente gli obiettivi del nemico, anche se l’enorme hangar, necessario per ospitarlo, lo rendeva un obiettivo facilmente localizzabile.

Delle barriere di palloni vennero introdotte per evitare che aerei nemici volassero bassi e localizzassero gli obiettivi.

La tecnologia gonfiabile ebbe un ruolo chiave nella guerra, vennero infatti sviluppate tattiche per ingannare le flotte aeree nemiche: finti obiettivi o ponti esca erano infatti gonfiabili.

Nel novembre 1939 il Commodoro Collinshaw spedì una relazione al suo comandante, il vice-maresciallo Walser, che elencava tutte le applicazioni, usi, vantaggi e svantaggi dei gonfiabili. Collinshaw enumerò parecchi vantaggi delle esche gonfiabili ma non fu dello stesso avviso il suo caposquadra che gli contrappose parecchi punti a sfavore come ad esempio la fragilità dei dispositivi gonfiabili qualora fossero realizzati in gomma di spessore ridotto o la pesantezza, se costituiti di gomma più spessa. Questa relazione non fu l’unica riguardante le esche gonfiabili ma certamente documenta adeguatamente punti di forza e debolezze di molti apparti.

La continua ricerca infatti portò alla produzione in larga scala di vari gommoni, trucchi, e dispositivi fatti in gomma, quindi leggeri, durevoli e resistenti.

Nel settembre del 1943 una flotta di mezzi di sbarco gonfiabili detti “Wetbobs” persero parte all’operazione “Harlequin” nella costa sud-est dell’Inghilterra. I wetbobs sono delle copie gonfiabili di comuni gommoni utilizzati dai soldati come mezzi per lo sbarco, essi erano trasportati su apposite navi (portatruppe). L’obiettivo era quello di indirizzare le truppe aeree naziste verso di essi. Lo svantaggio di questi mezzi era l’innaturale movimento, essendo di materiale leggero galleggiavano sull’acqua in maniera molto strana. Questo tipo di esche furono utilizzate nella campagna “Fortitude South”, campagna che aveva come scopo quello di trarre in inganno i tedeschi facendo credere loro che gli Alleati avrebbero invaso la Francia occupata a partire da Calais piuttosto che in Normandia, dove avvenne poi realmente lo sbarco. I finti dispositivi vennero utilizzati per far sembrare l’esercito molto più grande di come fosse in realtà così da indurre i Tedeschi a concentrare le loro energie lontano dalla Normandia. Nel libro di John Raymond dal titolo “D-Day Fortitude South – Kent’s Wartime Deception” l’autore descrive come nell’esercito si preferisse agire e realizzare finti siti di notte, quando c’era meno possibilità di essere localizzati dalla sorveglianza nemica. Gli accampamenti duravano pochi giorni e venivano curati nei particolari, da sembrare reali, venivano create addirittura delle false tracce di passaggio di camion.

James Gardener era un ufficiale responsabile dei depistaggi dell’esercito Inglese, egli diede due metodi per la produzione di veicoli-esca gonfiabili. Il primo era di ricreare lo scheletro della forma desiderata attraverso tubi gonfiabili e successivamente coprire lo stesso con un tessuto mimetico. Il secondo invece prevedeva di ricreare le diverse parti del veicolo e di assemblare le stesse tramite tiranti e stretch interni. I veicoli venivano progettati sulla base dei veicoli veri. Molti mezzi gonfiabili, come ad esempio i camion, vennero realizzati, impacchettati e spediti in imballi che potevano facilmente essere trasportati da due o tre soldati. Gli svantaggi erano dati dai riflessi che dava la luce sugli stessi, per porre rimedio a questo problema molti mezzi erano rivestiti in vernice metallizzata per simulare la lucentezza e il riflesso dei veicoli imitati.

CREDITS testi a cura di Valentina Pellegrino
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Topham S., 2002, Blow Up: inflatable art, architecture and design, Prestel, Munich
http://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Fortitude
http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Fortitude
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI

Figg. 1, 2, 3, 4, 5: Topham S., 2002, Blow Up: inflatable art, architecture and design, Prestel, Munich