Tendostrutture
Circo Sarrasani
Dresda, 1927 d.C.
Percorsi evolutivi
Epoca XX secolo d.C.
Utilizzo: Civile
Luogo: Dresda, Germania
Caratteristiche: -
Materiali: Tessuto
Tipologia: Struttura con lanterna centrale
Progettista: -
APPROFONDIMENTO
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PHOTO GALLERY

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Il Circo Sarrasani, definito da Dupavillon “la plus illustre semi-construction”, deve la sua importanza soprattutto per il livello tecnico raggiunto.

La lanterna ottagonale era issata con l’aiuto di otto piloni in acciaio, alti 25 metri, precedentemente innalzati intorno alla pista e stabilizzati con dei tiranti in acciaio, senza dunque essere fissati al suolo ( Fig. 1 ). In seguito, ad una distanza regolare una corona di 24 elementi definiva il perimetro del circo avente un diametro totale di 78 metri ( Fig.2-3 ).

Gli otto pali che sorreggono la lanterna svettano dalla tela e anche se la cupola era una tipologia costruttiva ampiamente utilizzata è la prima volta che gli elementi portanti verticali fuoriescono dalla tenda: questa copertura può essere considerata il passaggio tra il circo temporaneo degli inizi e il grande chapiteau ( Zanelli A., 2003 ). Un impianto di riscaldamento manteneva  la temperatura interna tra i 21 e i 24°C e fessure nella tenda garantivano un ricircolo d’aria per un miglior confort degli spettatori.

La struttura , progettata per un pubblico di 10.000 persone, necessitò di otto settimane per essere portata a termine.

In una locandina pubblicitaria del 1910 del Circo Stromeyer ( Fig. 5 ),  appare chiara la quantità enorme di attrezzature ausiliarie necessarie al circo. I locali predisposti all’alloggiamento del bestiame e dei materiali erano allestiti in tende e disposti nello spazio a loro disposizione quasi a formare un piccolo villaggio.

E’ curioso notare come le decorazioni applicate alla facciata del circo, struttura ormai diventata nell’immaginario collettivo effimera ed itinerante, vogliano ricordare palazzi sicuramente lussuosi, ma stabili del tempo.

Il tendone adottato all’epoca, che spicca al centro dell’immagine (Fig.5), è quello definito all’americana, con due sostegni centrali posizionati assialmente attorno alla pista.

Questo impianto risolveva il principale problema di visibilità  dello spettacolo del chapiteau parapluie in cui il pilastro principale cadeva proprio al centro del cerchio delle rappresentazioni. Sempre ricoperto di tessuto, presumibilmente in cotone, questo esempio di chapiteau ellittico presentava il vantaggio di poter cambiare dimensione semplicemente aumentando o diminuendo il numero di pali compresi tra i due sostegni principali e aggiungendo o togliendo le varie porzioni di tessuto necessarie alla loro copertura.

CREDITS
Testi a cura di Pamela Foresti
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Dupavillon C., Architecture du cirque: des origines a nos jour, Editions du Moniteur, Paris, 1982
Zanelli A., Trasportabile, trasformabile. Idee per architetture in movimento, CLUP, Milano, 2003.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Fig. 1-6: Dupavillon, 1982