Scocche
Unità abitativa Dymaxion
1940, Wichita, Kansas
Percorsi evolutivi
Epoca 1940
Luogo: Wichita, Kansas
Caratteristiche: -
Materiali Alluminio
Dato -
Utilizzo: Uso Abitativo
Tipologia: -
Progettista: Buckminster Fuller
APPROFONDIMENTO
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PHOTO GALLERY

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Nel 1945 la guerra stava per finire a Buckminster Fuller sembrò il momento giusto per la sua Dymaxion House, la macchina per abitare proposta per la prima volta nel 1928.

La Dymaxion Philosophy venne così trasferita anche in edilizia  con la Dymaxion House, una casa ad alta efficienza energetica costruita negli anni ’40, a forma sferica, sagomata similmente alla campana di una medusa.

Inventore visionario, Fuller giunse ad un accordo con la Beech Aircraft Company di Wichita, Kansas per produrre abitazioni con struttura in alluminio, al ritmo di 200 unità prodotte al giorno. In un solo colpo pensava così di risolvere la grave crisi degli alloggi e rinnovare radicalmente il settore dell’edilizia, proprio come Henry Ford aveva fatto nell’industria automobilistica.

La casa era leggera, estremamente economica, facile da montare e particolarmente adatta all'utilizzo in climi ventosi: nel pensiero di Fuller doveva essere prodotta dalle stesse industrie che avevano prodotto gli aerei della Seconda guerra mondiale. Il look ultramoderno, con struttura in alluminio e coperture in acciaio, richiedeva solo 90 metri quadrati di spazio per l'installazione nella sua versione base.

La struttura della casa era progettata per essere consegnata in due contenitori cilindrici, mentre gli arredi si sarebbero potuti acquistare dai rivenditori locali. La casa è costituita da un involucro realizzato con pannelli in alluminio ricurvi  sorretti da anelli metallici, tenuti in  tensione da cavi che si irradiano da un nucleo centrale di tubi in acciaio inossidabile. Questi cavi sono fissati al bordo di una piattaforma di alluminio che parte da un albero centrale di sostegno ed è ancorata al suolo, sessanta centimetri più sotto.

La struttura ricorda quasi un ombrello o un dirigibile dalla superficie rigida,  ma pesa meno di tre tonnellate.

Fuller aveva calcolato di poter spedire i tremila pezzi che la costituiscono in un unico contenitore cilindrico di acciaio, da caricare su un camion corredato di un bracco meccanico, che avrebbe consentito a una decina di persone di montarlo in due giorni.

L’interno di cento metri quadrati è pieno di idee davvero originali; Per ridurre il consumo d'acqua era dotata di una doccia a nebbia sottile, e conteneva anche altre innovazioni funzionali nel mobilio e nell'impiantistica, come la cupola superiore rotante per sfruttare i venti naturali per il condizionamento.

Un vestibolo, un soggiorno/sala da pranzo, una cucina compatta e due camere da letto (una con un bagno monoblocco) sono separati da “gusci” di servizio che si dipartono dal nucleo centrale.

Questi “gusci” , rivestiti di compensato di mogano, contengono appendiabiti rotanti e ripiani girevoli; il pavimento sembra una ruota fatta di spicchi di compensato di abete on finitura trasparente, fissati alla piattaforma con graffe di alluminio a raggiera.

Una fascia di plexiglas trasparente avvolge la casa e si allarga in un punto per dare al soggiorno una vista panoramica. Luci bianche gialle e verdi si fondono e si riflettono dal soffitto a volta di alluminio colorato. Fuller sosteneva che il profilo aerodinamico della casa avrebbe ridotto la dispersione di calore, eliminando le correnti di convezione, solitamente accentuate nelle strutture a scatola.

Il ventilatore sul tetto con il suo moto rotatorio, avrebbe convogliato all’interno aria pulita, che sarebbe stata riscaldata nel blocco centrale di servizio o raffreddata dall’aerazione  naturale, prodotta dalle correnti d’ aria attraverso pannelli scorrevoli alle pareti.

Nonostante i numerosissimi ordini derivanti dal boom post-bellico, la casa non venne mai prodotta a causa del fallimento dell'azienda dovuto a politiche interne. Vennero costruiti solo due prototipi acquistati da un investitore americano e inglobati alla sua residenza.

Al decesso dei proprietari, il Ford Museum di Dearborn in Michigan l’ha acquistata, diventata nel frattempo malconcia icona della modernità,  portandola a nuova vita con una ristrutturazione e ricollocazione all’interno del museo.
CREDITS
testi a cura di Carol Monticelli, Lucia Ticozzi
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Roberto Grimaldi , (1990), R. Buckminster Fuller : 1895-1983, Officina, Roma
2002, “La casa di Bucky” , Domus architettura e arredamento dell'abitazione moderna in città e in campagna,  n.12, pp.76-80
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Fig.1,2: Roberto Grimaldi , (1990), R. Buckminster Fuller : 1895-1983, Officina, Roma
Fig.3,4,5: 2002, “La casa di Bucky” , Domus architettura e arredamento dell'abitazione moderna in città e in campagna,  n.12, pp.76-80