Tensostrutture
Stadio Olimpico Yoyogi
Tokyo, 1964 d.C.
Percorsi evolutivi
Epoca: XX secolo d.C.
Funz. edificio: Stadio Olimpico
Luogo: Tokyo, Giappone
Utilizzo: Civile
Materiali: -
Dimensioni: 5591 mq area, 42,29 m altezza
Consulenti: Yoshikatsu Tsuboi
Progettista: Kenzo Tange
APPROFONDIMENTO
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PHOTO GALLERY

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Per il progetto dello Stadio Olimpico Kenzo Tange si ispira alle forme della copertura dello Stadio del Ghiaccio David S.Ingalls di Eero Saarinen, evocando le forme delle tende. Fanno parte del progetto due edifici: uno stadio principale (13.246 posti) ed uno padiglione minore (3831posti). Entrambi presentano una sorprendente copertura, scultorea nelle forme, che ha portato però alla luce molti problemi di stabilità rigidezza magistralmente risolti, ed alcuni, mai affrontati prima di allora.


La particolarità delle forme ha portato gli architetti ed ingegneri coinvolti a preferire una copertura semirigida composta da piastre in acciaio di 6 mm di spessore dipinte e protette all’esterno da uno strato di asbesto. Kenzo Tange, per l’edificio principale, sostituisce l’arco in cemento della spina centrale, utilizzato da Saarinen, con due piloni portanti principali a cui vengono sottesi due cavi di sospensione primaria, che proseguono in lunghezza fino all’ancoraggio a terra (Fig.2). Nello spazio ricavato tra i due cavi principali è stato ricavato un lucernario che illumina l’area riservata alle piste (Fig.6). Le funi secondarie sono tese tra il cavo principale di riferimento e i muri di ancoraggio proseguendo anche sui cavi primari discendenti per l’ancoraggio disegnando in pianta due ali contrapposte, di cui una segna l’ingresso nell’arena (Fig.1).


Il secondo edificio, di dimensioni più piccole, presenta allo stesso modo una copertura sinuosa e spettacolare. In questo caso un solo pilone centrale sostiene la copertura (Fig.3). Dalla cime un cavo di sospensione principale genera, scendendo, una sorta di chiocciola e termina dopo aver disegnato un’ampia curvatura in un ancoraggio a terra (Fig.5). I cavi secondari sono sottesi tra la fune primaria e i muri-ancoraggio perimetrali. La luce all’interno è garantita da un occhio ricavato nella copertura (Fig.4).

CREDITS
Testi a cura di Pamela Foresti
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Drew P., Tenisile Architecture, Crosby Lockwood Staples, London, 1976
Sguerri L., Storia e Tecnica delle Tensostrutture, dai ponti sospesi alle architetture in legno lamellare, Biblioteca Galileo, Padova, 1995
http://en.structurae.de
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Fig.1-6: Drew, 1976