Vacuumatics, gli involucri depressostatici
2007 d.C.
Scoperte invenzioni innovazioni

I sistemi depressostatici rappresentano l’ultima frontiera degli involucri in membrane. Mentre le strutture pneumatiche presso statiche sono da tempo conosciute, poco si sa delle caratteristiche e delle possibilità applicative delle strutture architettoniche sotto vuoto. Fino ad oggi l’impiego in edilizia di elementi che si basano sulla messa in depressione del sistema si limita quasi completamente ai pannelli di isolamento termico utilizzati come strato intermedio delle strutture di facciata  che si basano sul principio di riduzione della conducibilità termica tramite estrazione dell’aria sino a creare un vuoto nell’intercapedine.

I primi tentativi di realizzare strutture vacue in depressione sono stati condotti all’Istituto di Strutture Leggere di Stoccarda da Frei Otto per strutture piane nel 1968 in concomitanza con lo studio per la realizzazione di uno schermo di proiezione per l’Esposizione dell’Industria Tedesca.

Oggi uno sviluppo ulteriore di questi involucri è costituito dalle possibilità applicative per la realizzazione di facciate leggere, resistenti ed isolanti.

Il principio costruttivo, al contrario delle strutture presso statiche, necessita di una struttura primaria portante in cui l’involucro viene stabilizzato tramite depressione. La pressione ridotta artificialmente all’interno dell’intercapedine precomprime contemporaneamente la membrana di involucro in modo pneumatico.

Un primo involucro depressostatico è stato presentato nel 2002 in occasione dell’Euroshop. Il principio costruttivo si basava su una parte di struttura resa vacua compresa tra due involucri in grado di reagire tramite una regolazione di pressione. L’adattamento della struttura all’azione dei carichi esterni si realizzava mediante un regolatore di depressione gestito da uno strato funzionale di sensori inserito all’interno della facciata.

Ulteriori sviluppi stanno portando alla sperimentazione di involucri depressostatici isolanti e traslucidi basati sull’inserimento di materiali flessibili nell’intercapedine. Ovviamente il grado di trasmissione luminosa dipende dal numero degli strati e dal grado di traslucenza del materiale di riempimento che deve essere scelto ad hoc per uniformarsi perfettamente alla geometria dell’involucro.

Accanto ad interessanti proprietà statiche, gli elementi sotto vuoto possiedono un linguaggio formale architettonico estremamente ricco e inedito.

La possibilità di riempire con i più disparati materiali le intercapedini tra i due layer di contenimento non pone limiti alla fantasia. Di particolare effetto è la combinazione di elementi riempiti ad aria in sovrappressione e involucri stabilizzati in pressione.

Un altro elemento da non sottovalutare è l’aspetto ambientale e sostenibile di tale soluzione i cui elementi risultano totalmente riciclabili perché assemblati in modo reversibile tramite l’inserimento di aria in pressione..


CREDITS
Testi a cura di: Cristina Mazzola

Fig.1: Padiglione espositivo MERO, EuroShop 2002.

FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
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Fig.1 tratta da Synold M., Schmidt T., Sobek W.,Proceedings IASS Symposium 2007, Venezia.

FONTI BIBLIOGRAFICHE
 Schmidt T., Lamaitre L., Haase W., Sobek W., Elementi vacui. Costruire sottovuoto, in Detail n.10/2007
Synold M., Schmidt T., Sobek W., Translucent structural skins: vaccumatics and adaptivity, in Proceedings  IASS Symposium 2007, Venezia.